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IBM

Il più classico dei rebranding

Indice

  1. Introduzione
  2. Rebranding
  3. Tipi di rebranding
  4. Quando serve fare rebranding
  5. Un esempio: IBM – International Business Machines Co.
  6. IBM e Paul Rand
  7. Un rebranding ben fatto

Introduzione
Vi sarà sicuramente capitato di cimentarvi in una di quelle gaming app in cui bisogna riconoscere un brand vedendo solamente una parte del logo.

Azzeccarne molte è una soddisfazione, ma probabilmente lo è ancora di più per le aziende che siete riusciti a riconoscere subito.

Quelle che, al contrario, vi hanno tenuti svegli la notte a pensare dovrebbero valutare una strategia di rebranding per aumentare la propria riconoscibilità.

Ma andiamo con ordine: cosa intendiamo con rebranding?

Scopriamolo insieme!

Rebranding

/riːbrændɪŋ/

“the process of giving a product or an organization a new image, in order to make it more attractive or successful”

[Il processo con cui si dà a un prodotto o organizzazione una nuova immagine, con l’obiettivo di renderlo più attrattivo o di successo]

collinsdictionary.com

Tipi di rebranding

Il rebranding è quindi un processo strategico, che può toccare diverse aree e richiedere tempistiche diverse a seconda dell’obiettivo che si vuole raggiungere.

Ne esistono infatti diversi tipi:

Rebranding evolutivo/parziale: un cambiamento moderato e graduale, a volte quasi impercettibile di alcuni elementi grafici del brand.

Rebranding rivoluzionario/totale: un cambiamento netto, rapido e radicale, che coinvolge i segni distintivi, le strategie di marketing, il sistema valoriale e/o il posizionamento sul mercato.

Rebranding reattivo: un cambiamento necessario a seguito della variazione di fattori esterni.

Rebranding proattivo: un cambiamento programmato dall’interno per raggiungere obiettivi prefissati.

Quando serve fare rebranding?

Non esiste una vera e propria regola: è fondamentale analizzare e valutare la propria situazione, ma ci sono alcuni casi in cui può essere utile agire tempestivamente sul proprio brand.

Per esempio, a seguito di eventi specifici come fusioni o acquisizioni aziendali, crisi reputazionali o altri fattori esterni.

Ma la scelta di rivoluzionare il proprio brand può anche essere dettata dalla necessità di “rinnovarsi”, migliorare riconoscibilità, brand identity o posizionamento, e mantenere (o ritrovare) una coerenza tra immagine e identità, ad esempio dopo un cambiamento del mercato/target di riferimento, o l’introduzione di nuovi prodotti nell’offerta.

Un esempio: IBM – International Business Machines Co.http://ibm

Fondata nel 1911 ma attiva già dal 1888, IBM è una delle aziende più importanti e riconoscibili al mondo nei settori di produzione hardware e software, consulenza e servizi IT.

Il suo sistema valoriale ruota attorno ai concetti di autorevolezza, competenza, affidabilità, stabilità e responsabilità, perfettamente rappresentati dal logo adottato a partire dal 1946.

Dopo anni di rebranding, tutti comunque accomunati da bianco e nero e caratteri graziati, nel 1946 viene introdotto ufficialmente il famoso logotipo ancora riconoscibile: blu, stabile, robusto e dalle forme squadrate e lineari nonostante il font utilizzato presenti comunque delle piccole grazie. Le linee rette, il grassetto e i bordi spigolosi del carattere richiamano stabilità, forza, qualità dei servizi, potere e ottima reputazione, mentre il colore blu viene scelto per veicolare professionalità, competenza, autorità e serietà.

IBM e Paul Rand

Nel 1956 IBM si appoggia al designer Paul Rand per modificare ancora il proprio logo. È sempre lui a introdurre, nel 1967, l’iconico alternarsi di strisce orizzontali bianche e blu per aggiungere un senso di velocità e dinamismo. L’ultima modifica di Rand avviene nel 1972, quando riduce il numero di strisce blu da 13 a 8 per una migliore riproducibilità e leggibilità anche su sfondo scuro o con la bassa risoluzione dei primi computer.

Un rebranding ben fatto
IBM è un ottimo esempio di rebranding ben fatto – sia rivoluzionario che evolutivo – in quanto si è ridisegnata spesso nel corso della sua storia, anche cambiando il proprio nome diverse volte, e dal 1946 è riuscita ad apportare modifiche leggere ma incisive, che rendessero più leggibile e dinamico il logotipo a livello grafico ma che riuscissero anche a inquadrare meglio il brand senza comprometterne riconoscibilità e capacità di veicolare al primo sguardo i valori aziendali.